SOVRANITÀ CELLULARE E INVIDUALITÀ ATOMICA

La nostra istruzione di base ci ha abituati a pensare che il nostro modo di essere, le nostre caratteristiche psico-fisiche di base e il nostro essere siano un qualcosa di immutabile che abbiamo fin dalla nascita, scritto in maniera indelebile nel nostro DNA. Per tanto tempo siamo stati educati a pensare : “io sono quello che sono” con una mentalità fortemente fatalista che ci insegna a priori ad accettarci per quello che siamo, ad accontentarci senza possibilità di superare certi limiti. È stato dimostrato che ciò che comanda e fa evolvere il nostro corpo e la nostra mente non è il DNA, ma le cellule, piccole unità dotate di un proprio io e di proprie capacità decisionali e loro volta monitorate dalla nostra mente. Per dimostrare questa teoria bisogna, prima di tutto, fare un passo indietro nella fisica quantistica e alla scoperta fatta all’inizio del 20° secolo, che gli atomi emettono strane energie simili ai raggi X, rivoluzionando in maniera indelebile la fisica newtoniana. Tale energia è data dall’energia di oscillazione delle molecole componenti l’atomo, tale oscillazione è diversa da un atomo all’altro. Si è arrivati quindi alla considerazione che ogni singola parte atomica del creato ha potenzialmente un’illimitata energia e quindi una propria individualità, potendo quindi essere considerata un individuo con “io” proprio. 

Ogni struttura fisica dell’Universo, compresi noi esseri umani, irradia una specifica configurazione energetica, dando a ogni organismo e struttura una propria identità e una propria traccia energetica, che ci identifica, essa non è replicabile come un’impronta digitale o una scansione della retina ma è un’identità e un’ individualità che Dio, Grande Architetto di quest’Infinito meccanismo, nella sua infinita saggezza ha voluto darci, non mescolandoci al grande caos e dando ordine a tutte le cose.

 Le cellule emettono a loro volta una singolare energia, che le rende uniche e inimitabili, e in grado, grazie al proprio io, di evolversi, crescere e migliorarsi in maniera autonoma; non più, come si credeva una volta, succubi e fataliste al destino imposto dal DNA .